su di me




Agron Hoti è artista dalla spiccata fantasia e sensibilità orientale, come il famoso Ibrahim Kodra, entrambi nati sulle colline albanesi e proiettati nel vasto mondo delle arti figurative contemporanee. Mentre il primo è ormai entrato nei libri di storia dell’arte, Agron Hoti, classe 1970, concorre con il suo indubbio talento e i numerosi riconoscimenti che gli sono stati attribuiti.

Nel suo paese natale, Mamurras, provincia di Kurbin, si interessa giovanissimo alla scultura e rivela il precoce talento per il disegno, realizzando ritratti straordinari. Al momento di scegliere le scuole medie superiori, partecipa al concorso per accedere al Liceo d’Arte ma all’atto dell’iscrizione, non trova il suo nome, era stato cancellato dal regime. Erano i primi anni Ottanta del secolo scorso e il giovane Agron non abbandona la sua passione artistica, infatti, inizia a creare sculture con il legno che trova nella falegnameria del padre e le espone nell’annuale  mostra allestita nella prefettura di Kruj, riscontrando l’inaspettato successo.

Durante i due anni del servizio militare l’attività principale di Agron Hoti è la pittura, dipinge le scritte declamatorie del regime sui muri e i ritratti del dittatore scomparso nel 1985. Enver Hoxha, che aveva governato ininterrottamente l’Albania dalla fine della Seconda Guerra mondiale fino alla sua scomparsa. La dittatura cade nel 1990 e la costruzione della democrazia non è un fatto immediato, quando Agron ritorna a Mamurras trova il caos e come molti albanesi emigra in Grecia, qui vive facendo l’iconografo e il restauratore nelle chiese di Atene.

Dopo dieci anni di permanenza nella capitale greca, decide di trasferirsi a Verona, per congiungersi con la moglie albanese.  Nella città scaligera inizialmente costruisce telai per artisti, poi si cimenta lui stesso nella pittura acrilica.

Sin dalle sue prime “invenzioni” il ritmo, il colore, la luce e il timbro assumono il ruolo di elementi portanti e rimangono una costante basilare di tutta la sua ricerca. La pittura astratta di Agron Hoti da subito si caratterizza per il segno incisivo, la pennellata sicura di chi conosce la figurazione, predilige gli accesi cromatismi sempre mitigati dagli equilibri formali. La tecnica del collage, approfondita dall’artista sin dal 2008, sviluppa una iconografia parallela alla figurazione astratta, Hoti sperimenta la tridimensionalità dei fotogrammi che catturano dettagli di architetture urbane venete, oppure sonda il meccanismo interno degli orologi.

Importante è la partecipazione nel settembre del 2009 al Pitti Immagine, ospite dello stand della rivista Monsieur, diretta da Franz Bottré, successivamente a Montecarlo espone in importanti gallerie, per quattro anni di seguito. Agron Hoti è attratto dalla struttura, affascinato dalla complessità delle forme dipanate sulla tela, stende i colori nello sconvolgimento di sempre nuove textures; l’artista trascende il dato reale della rappresentazione con l’impeto del gesto e interpreta nuove superfici con repertorio fotografico personale oppure quello della francese Gabrielle Boisell. Infine, sublima l’aggressività dei motori con la frantumazione delle auto e dei loro accessori, le tele con questo soggetto sono esposte permanentemente al Salone dell’auto Pagani Zonda di Modena.

La scoperta del colore sciolto da ogni relazione semantica è la cifra stilistica di Agron Hoti e assieme al segno assume l’esclusiva funzione di timbro, iterato nei diversi campi semantici del suo intenso lavoro, come i collages sui fumetti, dall’Uomo Ragno, a Hulk a Superman, in questi giorni in esposizione alla Libreria e Casa d’aste Little Nemo, di Torino.

La ricerca di Agron Hoti è dell’arte per l’arte, è espressione genuina svincolata dagli – ismi, il suo gesto dialoga in costante assonanza con il suo raffinato cromatismo e produce relazioni armoniche di risonanze infinite.

(Articolo di Anna Maria Ronchin per rivista d’arte Eikon – 2012)

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